I comuni in Italia da preservare

Nelle altre nazioni europee, al contrario dell’Italia, i vari governi si danno da fare per preservare e salvaguardare il patrimonio delle piccole realtà comunali. Nel nostro paese, soprattutto dopo il varo dell’ultima riforma, atta al taglio delle spese, moltissimi comuni in Italia sono destinati a scomparire. In base all’ultimo censimento italiano, il quattordicesimo per la precisione, sono quasi 6 mila i comuni in Italia valutati come piccoli, ovvero al di sotto dei 5 mila abitanti. Nel complesso sono oltre il 72% dei comuni italiani: va comunque ricordato che non tutti sono a rischio estinzione, ma solo quelli al di sotto dei 3 mila abitanti, anche se non si sta facendo niente per aiutare a migliorare i servizi anche di quelli che non sono destinati all’accorpamento.

 

Per esempio una delle condizioni più disagevoli, ovvero l’isolamento, è una realtà di cui soffrono molti comuni in Italia e sono soprattutto i centri di montagna a risentirne, per non parlare poi del graduale spopolamento. Anche se negli ultimi anni sembra confermarsi un rovesciamento di attitudine nei comuni in Italia, con un lento, ma graduale ritorno nei piccoli comuni a discapito delle grandi città, i centri di montagna non sembrano beneficiarne. Nell’ultimo decennio si è ridotta notevolmente la cittadinanza nelle grandi metropoli, con più di 1 milione di abitanti in meno nei comuni in Italia con più di 100 mila abitanti, mentre nei piccoli comuni in Italia c’è stata una lieve crescita, 65 mila abitanti in più nei comuni con meno di 5 mila abitanti e oltre 300 mila abitanti in più nei centri tra i 5 mila ed i 10 mila abitanti.

 

Probabilmente gli italiani scelgono di trasferirsi per vivere in paesi più quieti, sempre che vi siano i servizi fondamentali come negozi, la posta, la banca, la farmacia. Cose che in molti comuni in Italia di montagna mancano. Il graduale abbandono della gente dai piccoli comuni in Italia montani ha ormai assunto caratteri macroscopici, tratteggiando un pezzo d’Italia che può essere considerato ad alto disagio abitativo, che riguarda tutto l’arco alpino, in particolar modo quello ligure, quello piemontese, quello lombardo e quello friulano, si condensa poi lungo il versante degli Appennini liguri e tosco-emiliani, nelle montagne della Calabria, della Sicilia e della Sardegna, fino a risalire alle zone interne delle Marche e della Toscana. Quindi questo fatto è di enorme portata e se da una parte è molto ostico riuscire a fare una mappa approfondita dei centri in progressivo abbandono, dall’altra è lampante che il dilemma riguarda praticamente quasi tutte le regioni italiane.



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